Cronaca

Libano, l'aiuto dei paracadutisti livornesi in missione: corsi di panetteria, teatro e progetti sportivi al centro-scuola Mosan

L'impegno dei militari della Brigata Folgore nel sud del Paese

È nato come una scuola per bambini diversamente abili, ma nel tempo ha sviluppato anche altre attività come un corso di panetteria, il teatro per i ragazzi e anche progetti sportivi. Il tutto grazie all'impegno di Unifil e di tante associazioni di volontariato italiane. Il Mosan Centre si trova a Tiro, nel Sud del Libano, ed è nella zona di competenza dove operano i soldati italiani (il Sector West è guidato dalla Brigata paracadutisti Folgore) nella missione Unifil che deve far rispettare la risoluzione Onu 1701, varata dopo il cessate il fuoco nel 2006 al termine dell'invasione di Israele nel Paese dei cedri. 

I soldati di Livorno conoscono bene questo centro e sono sempre disponibili ad ascoltare le loro richieste, aiutando la scuola con pannolini, farmaci, attrezzature. Il Mosan (che in arabo significa "protetto da Dio") all'inizio era una scuola, poi viste le richieste di far fermare bambini e bambine anche nel pomeriggio ha allargato il proprio impegno diventando uno dei pochi centri specializzati in Libano. L'idea venne nel 1978 all'attuale general manager Alì Sherafeddin, il quale aveva il fratello con due figli disabili. Il centro è all'interno dell'associazione Sviluppo rurale e vede 25 scuole, nel Sud e nella valle della Bekaa.

Ad aiutare la scuola ci sono, poi, gli imprenditori libanesi residenti all'estero che non versano le tasse, ma donano il 10% al Centro. "Nel 2010 - racconta Alì - i militari italiani ci insegnarono a fare il pane e la pizza. Partì così un corso di formazione di panetteria aperto anche agli adulti e il materiale ci è stato donato dai tedeschi e da USaid)".  Ci sono, poi, anche corsi di cucito, meccanica e falegnameria. Purtroppo, la crisi devastante ha messo in ginocchio buona parte del Paese e oggi i corsi e la frequentazione di tanti bambini sono a rischio.

Di divisioni religiose non e ne parla nemmeno: il Centro accoglie tutti, musulmani e cristiani (cattolici, maroniti e ortodossi). In tutto 175 allievi. La crisi è talmente profonda che se un insegnante prima guadagnava 600 euro al mese ora, con la pesante svalutazione, ha uno stipendio di 60. La scuola ha una sovvenzione statale (prima era di 11 euro per ogni studente, oggi di 1) che, però, non arriva da due anni. Se una famiglia normale ha ora bisogno di 200 dollari al mese, per una con disabili ne servono mille: una enormità. "Facciamo di tutto con grandi sacrifici - spiega con dignità la direttrice Najad Sikmani - per mantenere aperta questa scuola. Noi chiediamo diritti, ma anche un aiuto all'Italia e all'Europa. Per noi, è fondamentale per poter continuare".


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